I Corredi


Coppa a figure rosse raffigurante una menade ed un satiro.

Ogni necropoli possiede un altissimo valore di testimonianza: gli oggetti contenuti in una tomba non sono deposti casualmente, ma sono sistemati per rispondere a precise esigenze di rappresentazione.

 La formazione di un corredo, la quantita' e la qualita' degli oggetti deposti nascondono una enorme messe di informazioni sul defunto e sulla societa' nella quale visse.

Compito dell'archeologo è decifrare, almeno in parte, questo codice. Per la necropoli di San Sergio questo compito è stato reso particolarmente complesso dall'opera distruttiva dei clandestini, che ha causato la perdita irreparabile di molti dati preziosi per la ricostruzione delle fasi di frequentazione della necropoli e del suo sviluppo diacronico.

Delle oltre 100 sepolture individuate, solo 30 circa sono state rinvenute integre. Molti dei materiali in mostra provengono dal riempimento delle controfosse e dal terreno di accumulo superiore e, pertanto, non possono essere ricondotti alle sepolture in cui erano stati originariamente deposti.

Sulla base dello studio dei corredi si può, comunque, ipotizzare che la necropoli fu impiantata alla fine del VI secolo a.C. e abbandonata definitivamente alla fine del III-inizi II secolo a.C., probabilmente in seguito delle devastazioni seguite alla guerra annibalica.

PRIMA FASE

La prima fase di frequentazione della necropoli di San Sergio è da collocarsi tra la fine del VI e gli inizi del V secolo a.C.

A questa fase si datano numerosi reperti provenienti dalle fosse e dalle controfosse delle tombe (violate) 24-38-43-44/81, riconducibili a più sepolture, di cui almeno due tardo-arcaiche.

Si tratta di un vaso attico a figure nere con una scena di combattimento, di una coppa attica con decorazione a palmette e di un gruppo di reperti, probabilmente riconducibili alla sepoltura di una giovane fanciulla, costituito da sei lekythoi attiche miniaturistiche (contenitori per profumi) e da terrecotte figurate.

Agli inizi del V secolo si collocano, inoltre, alcune sepolture caratterizzate da un corredo piuttosto esiguo, costituito da uno o, al massimo, due vasi generalmente di piccole dimensioni.

Sono attestate le brocchette a vernice nera ed acrome e la lekythos attica a fondo bianco, in un caso (tomba 15/80) associata all'olpe acroma.

SECONDA FASE

Tra il V e gli inizi del IV secolo a.C. compaiono i vasi decorati a figure rosse di produzione attica, lucana ed apula, con rappresentazioni spesso legate alla pratica del simposio - tema indissolubilmente legato alla sfera funeraria.

Si segnalano, in particolare, dalle fosse e dalle controfosse delle tombe 24-38-43/81, uno skyphos (coppa per bere) attico riproducente una menade con kantharos, uno skyphos di fabbrica lucana raffigurante una menade con tirso seguita da un sileno e alcuni frammenti a figure rosse riconducibili, probabilmente, alla cerchia del Pittore della Nascita di Dioniso (Apulo Antico).

Molto comuni sono le raffigurazioni di thiasoi (processioni) dionisiaci, con satiri e menadi danzanti, che, da un parte, alludono alla destinazione stessa del contenitore, legata alla pratica del simposio, dall'altra rimandano simbolicamente ai riti di separazione dal defunto.

TERZA FASE


Corredo composto da brocca con decorazioni vegetali e tazza a vernice nera.

Dalla meta' del IV secolo a.C. si registra una tendenza verso l'omologazione del corredo, che prevede l'uso del servizio da simposio costituito da oinochoe (brocca da vino) e skyphos o tazza biansata; eventuali variazioni sono legate alla necessita' di caratterizzare lo status sociale e il sesso del defunto.

Si tratta di oggetti abbastanza semplici che possono variare dall'esemplare a figure rosse di produzione corrente, a quello sovraddipinto o a quello a semplice vernice nera.

Non mancano le lekythoi, soprattutto quelle con decorazione a reticolo forse allusiva a decorazioni reali in fibre deperibili.

Sono gli ultimi esemplari relativi a questa tipologia vascolare, destinata a scomparire, a seguito di una radicale trasformazione nella produzione e nella commercializzazione dei profumi, a favore dell'unguentario, che compare puntualmente nelle sepolture databili al III secolo.