La Necropoli

Tipologia tombale ed organizzazione degli spazi.

La vasta necropoli di San Sergio fu impiantata verso la fine del VI secolo a.C. su un'area sfruttata per l'estrazione di lastre tombali e interessata dal passaggio di precedenti tratturi.

Il massimo sviluppo si registra tra il IV e il III secolo a.C., epoca a cui si data la maggior parte delle sepolture.

 L'alta percentuale di tombe lascia aperte numerose ipotesi interpretative, non ultima quella che possa trattarsi di una necropoli comune ad una serie di fattorie limitrofe della chora tarantina e sviluppatasi nei pressi di un santuario connesso al culto dei defunti, secondo un modello gia' attestato nella chora di Metaponto.

 

Tipologia delle sepolture ed organizzazione degli spazi.

 Tutte le tombe sono di forma rettangolare, del tipo a fossa scavata nella roccia con controfossa profonda e allungata, ad eccezione della tomba 67, che si presenta priva di controfossa e con le pareti oblique.

La copertura è costituita, generalmente, da due lastroni tufacei piani di spessore variabile; costituiscono eccezione le tombe 5/80, 15/80, 12/81, 68/81 (tre o quattro blocchi) e la tomba 54/81 che presenta un unico lastrone di copertura non perfettamente squadrato sia sulle facce che sui lati, con, intorno, pietre di piccole e medie dimensioni fungenti da inzeppatura.

Solo otto fosse recano, sul piano di posa, un cuscino litico ricavato nel banco stesso, come appoggio per la testa del defunto. Le tombe presentano per la maggior parte orientamento nord-sud (primo settore) e nord-ovest/sud-est (secondo settore).

Difficile chiarire se esistano gli elementi per ipotizzare un'organizzazione interna degli spazi funerari; si può, però, facilmente osservare che, in entrambi i nuclei scavati, le sepolture infantili, che rappresentano il 60% del totale, appaiono concentrate in aree circoscritte.

Rituale funerario.

La forma di deposizione attestata a San Sergio è l'inumazione. Le poche tombe che hanno restituito lo scheletro dell'inumato (T. 12-14-17/80, T. B) consentono di affermare che il cadavere veniva deposto in posizione supina, con le braccia distese lungo i fianchi o poggiate sulle gambe (T. 14/80).


Sepoltura con corredo nella controfossa.

L'area di bruciato rinvenuta in una depressione del banco roccioso tra le tombe 37-44-72/81 suggerisce la contemporanea presenza, accanto al rito inumatorio, di quello incineratorio.

L'attribuzione del contesto ad un'incinerazione resta dubbia per la mancanza di elementi di identificazione certi, ma la presenza di un unguentario e di una moneta – peraltro entrambi attestati nelle tombe ad incinerazione della polis tra III e I secolo a.C. - inducono a ritenerla verosimile.

Resti di ossa combuste sono stati rinvenuti anche nella tomba 22/81. Alcuni frammenti architettonici, rinvenuti presso la tomba 57/81, inducono ad ipotizzare la presenza di un naiskos (tempietto funerario), segno tangibile della volonta' di prolungare nel tempo il ricordo del defunto, il suo status e il suo rapporto con la comunita'.

 L'usanza di effettuare libagioni durante la celebrazione dei riti funebri è attestata dal rinvenimento, all'interno e all'esterno delle tombe, di alcuni vasi potori con il fondo deliberatamente forato per consentire il passaggio delle libagioni stesse al defunto.

Offerte fuori tomba, deposte nell'ambito della controfossa, sono state accertate anche nella tomba 50/81, nella quale sono state rinvenute due brocche di grandi dimensioni, di cui una con filtro, e una coppetta-attingitoio.

 I Corredi


Clicca sull'immagine per visualizzare la scheda dei corredi.