Il Recumbente

Il "recumbente" costituisce il soggetto più rappresentato nella coroplastica votiva tarantina. La produzione si avvia nel corso del VI secolo a.C., per esaurirsi soltanto alla fine del IV secolo a.C.

Il soggetto rappresenta una figura maschile imberbe o barbata semidistesa su una kline (letto), avvolta, nella parte inferiore del corpo, da un himation (mantello); sulla kline può essere, a volte, distesa una pelle ferina; l’uomo può reggere in una mano o in entrambe vari oggetti allusivi alla sfera del simposio, come la phiale (coppa rituale), talvolta accompagnata da una lira, o il rhyton (vaso per bere a forma di corno) e, più tardi, il kantharos (coppa da vino). Accanto alla figura maschile, già dai primi decenni del V secolo, compare, ai piedi della kline, una figura femminile, la quale, spesso, reca in grembo un fanciullo proteso verso il banchettante; talvolta sullo sfondo compaiono attributi eroici, come scudi e protomi equine. Stilisticamente, le terrecotte riflettono i caratteri della contemporanea scultura greca, dall’arcaismo a Policleto, a Skopas, Prassitele e Lisippo.

L’acconciatura tende, nel corso dei secoli, a diventare sempre più complessa: dalla semplice calotta liscia dei primi esemplari a quella più complessa, costituita da una stephane (corona) a rosette con una palmetta al centro e bende che ricadono sulle spalle, caratteristica del soggetto fino alla fine della produzione.

L’archetipo del soggetto del banchettante recumbente è riconosciuto in un rilievo assiro che raffigura Assurbanipal a banchetto con la moglie. Questa tradizione, attraverso la Ionia e le isole dell’Egeo, si diffonde, poi, a tutto il Mediterraneo greco, dove si carica di forti contenuti simbolici.


Affresco della Tomba del Tuffatore (Paestum) con scena di banchetto.

L’interpretazione di queste terrecotte è piuttosto controversa. Le numerose proposte di interpretazione si sviluppano lungo due direttrici, la prima che identifica il banchettante con la divinità Dionysos/Hades, la seconda che propone di leggervi un’immagine eroizzata del defunto.

Altri studiosi ritengono, invece, che essi costituiscano la rappresentazione del polites (cittadino) nell’atto di sacrificare alla divinità e come tali sarebbero offerti alla divinità stessa.

Tale ipotesi sembrerebbe comunque essere messa in discussione dalla natura prevalentemente funeraria delle stipi da cui tali rilievi provengono e dall’iconografia di alcuni esemplari più tardi, in cui l’uomo reca nella mano un uovo, oggetto fortemente legato al rito della sepoltura, e in cui la kline viene sostituita da animali o da figure mitiche nell’evidente intento di rappresentare il viaggio verso l’oltretomba. Da Taranto, tramite l’espansione commerciale e culturale e la supremazia politica della colonia spartana, il soggetto si diffonde nella produzione coropolastica di molte città magno-greche come Metaponto, Eraclea, Locri, Medma, Reggio.

Il tema sembra aver avuto un particolare seguito anche nella produzione siceliota, dove si riscontrano tipi di fabbrica locale.

 

Diffusione del tipo del banchettante nella produzione coroplastica della Magna Grecia. Da sx. in senso orario: esemplari da Agrigento, Medma, Taranto, Metaponto ed Eraclea.

 

 

Il sito è stato oggetto di due campagne di scavo effettuate negli anni 1980 e 1981, in occasione dei lavori per il passaggio di una condotta dell'acquedotto del Sinni. Lo scavo ha messo in evidenza parte di un insediamento della chora (territorio) tarantina databile al IV-III secolo a.C. Esso è costituito da pochi ambienti, che sfruttano gli anfratti di una precedente cava, disposti intorno ad un cortile trapezoidale, con un sistema di canalizzazione delle acque piovane, convergenti in una cisterna a campana scavata nel banco roccioso.

Immediatamente a nord dell'abitato, in un'area di cava antica, è stato rinvenuto uno scarico di terrecotte votive, databili al IV secolo a. C., comprendente i tipi del recumbente e del cavaliere. /p>

L'aspetto più imponente del sito è, comunque, costituito dalla necropoli. Lo scavo ha rivelato una vasta area sepolcrale, della quale sono stati indagati quattro settori: il primo, individuato durante lo scavo del 1980, è costituito da 17 sepolture integre; il secondo, contiguo al primo, indagato nel 1981, ha restituito 72 tombe, di cui solo undici sfuggite al saccheggio dei clandestini; un terzo nucleo, costituito da sette tombe a fossa, è stato individuato immediatamente a nord-ovest dell'insediamento; nel quarto, infine, situato a sud-est dei precedenti, sono state rinvenute, oltre ad alcune tombe a fossa, due tombe a camera ellenistiche gia' depredate.

Difficile affermare, anche a causa dell'impianto delle cave moderne che hanno notevolmente compromesso la lettura del sito, se questi nuclei fossero separati o se si trattasse di un'unica grande area sepolcrale.

A nord-est dell'area sono state rinvenute altre tombe isolate, di cui una (tomba B) databile alla fine del IV secolo a. C. ed altre riconducibili alla frequentazione dell'area in eta' medievale (tombe C-F).